Loomio
Sun 15 Feb 2015 10:42PM

3. TUTELA DEL TERRITORIO

RAS Rete a Sinistra Public Seen by 146

La Liguria è quella terra in cui l'80% della popolazione vive sul 20% del territorio con un'altissima densità di persone e infrastrutture.

Per contro il 70% del territorio è coperto da boschi invecchiati quando sino al primo dopoguerra erano terrazze coltivate, che oggi franano in un rapido trasporto a valle.

Possiamo sanare questa asimmetria di sviluppo ricollegando i due mondi in una valorizzazione allo stesso tempo specifica e reciproca, vorremmo dire, sostenibile.

L'entroterra è una risorsa fragile che deve essere sostenuta nella sua bellezza, valore primario di una promozione territoriale che guarda ai luoghi ma anche ai prodotti vecchi e nuovi.

La costa, dallo sviluppo maturo e aggrovigliato, deve invece riscoprirsi risorsa nuova, non più vittima della pirateria di suolo.

La Liguria può maturare per sé una visione comune, per rifiorire e trovare una sua dimensione di sostenibilità, capace anche di approfittare delle risorse europee grazie a un quadro strategico e dei progetti.

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R

Roberto Tue 17 Feb 2015 9:10AM

Salve, vorrei fare alcune considerazioni sul documento.
L'abbandono dell'entroterra è dovuto anche alla difficolta di poter percepire un reddito dignitoso.
Questo ha cancellato il ricambio generazionale e favorito un successivo abbandono .
Fatta questa piccola premessa , ritengo che uno sviluppo , anche in chiave economico reddituale , dell'entroterra
sia ad oggi la strada da seguire ,per invertire la curva di degrado , che , al momento sembra inarrestabile ,
favorire la nascita di imprese agricole , zootecniche , e perché no faunistico venatorie ( per contenere , anche ,
l'ormai inarrestabile proliferazione di selvatici infestanti , e distruttivi), potrebbe invertire
la tendenza allo spopolamento dell'interno , creando dei presidi interessati alla manutenzione , sviluppo e
valorizzazione di aree che , ad oggi versano in stato di totale incuria.
La parcellizzazione delle aree private si può superare con la consociazione tra proprietari , per le aree ,
invece ,demaniali , si può pensare ad un affidamento a cooperative agricole , che potrebbero essere volano
economico per gli stessi piccoli comuni , oltre che per i giovani residenti ,non si può continuare ad affidare la
piccola economia di sopravvivenza alla stagionalità.
Per quanto riguarda la biodiversità , bisognerebbe tirare le somme , su quel laboratorio eccellente che è stata
negli anni passati,
la Val Graveglia nel levante , e tirare le conclusioni del caso , anche se personalmente ritengo che
le particolarita possano andare economicamente inconto alle piccole realtà pittusto che alle medie aziende agricole. .
Il recupero di boschi , pascoli , terreni agricoli , deve passare attraverso alla creazione di un filiera
che alla fine dia anche un ritorno economico , all'economia montana tutta.
Riguardo alla costa , sui terreni percorsi dal fuoco andrebbe ripensata una certa riforestazione fatta di essenze
che possano convivere
con l'attuale macchia mediterranea e possano servire da rallentatore ,mi riferico al fatto che piuttosto che
lasciare che ricrescano pinete , un rimboschimento fatto di lecci roveri e sugheri ostacolerebbe l'azione
del fuoco e renderebbe meno vulnerabile il suolo.
Sui porti-condominio c'è poco da fare , ove sono pubblici , magari , in altri casi non vedo come sia possibile
intervenire , almeno cerchiamo di non dimenticarci che comunque , se la ricaduta sul territorio è pressoche nulla ,
vi è un indotto che , poco o tanto che sia , crea occupazione .
Non ho visto , scusate se sbaglio ,alcun riferimento al settore della pesca professionale ,anche questo ritengo
sia territorio , e questa la ritengo un grossa lacuna.
La manutenzione dell' entroterra , ha ricadute anche ambientali .
Negli anni passati si sono fatti,ritengo, troppi errori , anche di ingenieria idraulica , dimenticandoci che i fiumi sono
auto regimanti , e non autostrade in cui far correre quantita idriche rilevati a velocita impressionati, bisognerebbe
, intanto ,rimuovere quella quantita impressionante di materiale alluvionale ,
che tuttora si trova lungo gli alvei dei torrenti maggiori , ricavando materiale per il ripascimento della costa ,
che , a seguito degli ultimi eventi meteo marini , versa in condizioni pietose , e dove è venuta a mancare l'azione
di autoripascimento naturale.
E regimare a monte , quando l'acqua raggiunge la foce ormai è tardi , ricordiamoci anche di non snaturare i corsi d'acqua.
Il ricorso a fondi e pogetti finaziati dall'Europa può andar bene a lungo termine ,
la nostra Regione però ha bisogno di interventi subito.
Lo sviluppo del territorio , soprattutto dell'entroterra , passa anche attaverso ad un miglioramento
dell'accessibilita viaria , e qui credo non ci sia bisogno di esempi.
E sullo sviluppo delle attivita produttive di costa ed entroterra , va chiarito anzitutto l'equivoco se vogliamo o no quelle
infrastruttre necessarie , ormai a mio parere indispensabili , per rompere l'iolamento in cui ci siamo cacciati negli ultimi 20 anni.
Cordiali saluti, ho scritto di getto e prego di perdonare eventuali errori.

In ultimo , ho notato l'uso di alcuni termini inglesi , certo sono più o meno di uso corrente oggigiorno, ma per una migliore
comprensione da parte di tutti , anche della casalinga di Voghera ,pur se non votante nella nostra regione ,
sarebbe bello se trovassimo dei termini in lingua Italiana , sicuramente più comprensibili anche come concetto
oltre che come significato.

AP

Augusto Perseo Tue 17 Feb 2015 2:53PM

Salve a tutti, scrivo da Vado Ligure (SV) per sottolineare come la costruzione della MEGA PIATTAFORMA ad uso della MAERSK danese (con una concessione di utilizzo per 50 anni, una parte del costo dell'opera è a carico dello stato!) è stata imposta contro il volere dei cittadini. Il ricatto del lavoro è stato usato in questi anni per addolcire questa opera che a Vado pochi vogliono. La politica non ha saputo coinvolgere i cittadini e ha creato un duro scontro sul territorio portando alla vittoria nelle precedenti comunali di una lista civica schierata contro la piattaforma. Ma purtroppo tutti i ricorsi hanno fallito, e il comune è stato isolato da provincia e regione, e ora già si iniziano a vedere i primi cassoni di cemento che sorgeranno direttamente davanti al centro abitato.

Per evitare queste imposizioni da parte di politica e imprenditoria (cemento) sarebbe bene prima di tutto coinvolgere i cittadini! Vado non è certo una località turistica, e un porto portacontainer è già presente e attivo. Ogni giorno arrivano navi che scaricano container a "dimensione d'uomo". Purtroppo la presunzione di attirare navi sempre più grandi (EMMA MAERSK) per ridurre i costi è una pazzia tipica di questa società malata e consumistica! La MAERSK si sta facendo costruire un mostro di cemento (223.000 metri quadrati, con una lunghezza di circa 600 metri) privato, darà qualche posto di lavoro (oramai le banchine sono tutte robotizzate) e poi in futuro andrà in qualche altro posto, lasciandosi dietro una ferita per una cittadina già seriamente compromessa per problemi ambientali.

E' quindi bene sottolineare che certi interventi impattanti siano sempre discussi e migliorati (se proprio si devono fare) prima con i cittadini, e poi firmati.

Questa storia è, e spero rimarrà, una logica della vecchia politica. Oggi abbiamo i mezzi per informare i cittadini e condividere con loro le scelte per vivere in un mondo migliore. http://www.amarevado.it/index.html

GG

Giuliano Graziani Tue 17 Feb 2015 6:17PM

Mi collego a quello che dice Giacomo riguardo agli "agricoltori non professionali". Quanto accaduto con l'alluvione del 15 novembre, almeno nel mio territorio dell'alta Valpolcevera, ha reso evidente l'abbandono del territorio. Molte persone con le quali ho parlato mi raccontavano che, bambini, col nonno andavano a pulire gli scoli dell'acqua quando iniziava la pioggia. Cioè l'evento atmosferico, potenzialmente pericoloso, veniva affrontato cercando di limitarne gli effetti negativi. Tutti "i nonni" si comportavano nello stesso modo. Lo stile di vita e' cambiato, la campagna, l'entroterra sono vissuti come liberazione dallo stress urbano e niente più. Per superare questo limite occorrono incentivi, non solo economici, per far tornare a vivere più profondamente il territorio. Quindi sostenere "gli agricoltori non professionali" e quelli professionali, con una politica che freni gli abbandoni e stimoli i ritorni.
Non demonizziamo poi la caccia. Oggi è profondamente cambiata con regole e controlli attenti. I cacciatori rimasti contribuiscono enormemente al controllo ed alla manutenzione del territorio e vanno salvaguardati.
Un altro tema e' quello delle nuove costruzioni, soprattutto nell'entroterra. Gli oneri di urbanizzazione costituiscono un'entrata importante per i comuni che cercano, nei limiti della legge e dei PUC, di non bloccare le costruzioni. Ma proprio i PUC, spesso datati, non tengono conto delle "novità climatiche".

AG

Alessandra Gheri Wed 18 Feb 2015 8:20AM

Attenzione a non invertire le priorità: occorre aiutare gli agricoltori professionali PRIMA e quelli non professionali dopo. Altrimenti succede come al figlio venticinquenne dei miei amici, che è rimasto l'ultimo vero agricoltore della zona e che non riesce a sopravvivere con quel lavoro, perché ad esempio la ben retribuita pulizia dei sentieri gli viene tolta per affidarla a dei pensionati! Se vogliamo che i giovani tornino sul serio in campagna (come lui sta facendo e vorrebbe fare nella sua vita senza dover lavorare ANCHE in città, come il padre), bisogna dare prima a loro la possibilità di viverci in modo dignitoso. Quello che avanza (quasi tutto, visto che di giovani agricoltori ce ne sono molto pochi) andrà poi agli altri.

Bisogna poi ripensare il modo in cui assegnare i finanziamenti che sfavorisce totalmente i più piccoli e poveri. Infatti se voglio accedere a un finanziamento regionale da 10.000 Euro devo presentare il mio progetto da 20.000 Euro per il quale chiedo alla regione il 50%. Il geometra mi costerà già qualche centinaio di Euro, inoltre devo prevedere il mio investimento di 10.000 Euro per la metà che devo coprire io, ma anche farmi prestare gli altri 10.000, perché la regione mi pagherà solo un tempo sconosciuto dopo che gli presento le fatture pagate. Chiaro che il mio concorrente con l'azienda fiorente di medie dimensioni, che concorre con me per i finanziamenti, presenterà un piano da 60.000 Euro (con cui otterrà anche più punti), il centinaio di Euro per il geometra per lui saranno briciole e potrà finanziare il tutto senza dover chiedere prestiti alle banche come me povera tapina. Così i finanziamenti vanno più facilmente a chi non ne avrebbe in realtà bisogno.

Proposta: mettere a disposizione un geometra per i progetti dei più piccoli e far pagare il 50% delle fatture direttamente da parte della regione, in tempi certi, per di più.

Inoltre quando si dà il benestare tecnico sarebbe opportuno confermare anche se ci saranno i finanziamenti oppure no; nella regione Liguria può infatti avvenire che io riceva per il mio progetto il benestare tecnico, senza quello finanziario. A quel punto devo decidere se: 1) attenermi al progetto per me troppo oneroso per sperare di avere il finanziamento o 2) non attenermi al progetto, ma perdere il finanziamento.

G

giacomo Wed 18 Feb 2015 12:50PM

Ciao Alessandra Gheri, volevo precisare che io stavo parlando in chiave di tutela del territorio e non di tutela del reddito o di crescita occupazionale, per cui forse servono risposte diverse. Non credo che enfatizzando i conflitti giovani contro vecchi, grandi contro piccoli, professionali contro non professionali si ottenga qualcosa. Io volevo porre, anche se non sono molto convincente, il tema del passaggio da un'agricoltura "produttivista" di mercato ad un'agricoltura che tiene conto del valore delle esternalità ambientali positive in termini di territorio, ambiente, "paesaggio", al di là delle logiche del mercato concorrenziale. Se si ragiona in termini di "libero mercato", i piccoli sono spacciati comunque, anche per le iniquità fiscali e burocratiche, ed è inutile anestetizzarli con i contributi, peraltro macchinosi e difficili da esigere, come scrivi tu. Più che altro, qualcuno sa se la partita del PSR verrà chiusa prima delle elezioni o se ci sarà tempo dopo di ritoccare l'impianto delle misure? Oppure l'impianto ormai è quello che era sottoposto alla VAS poche settimane fa?

AG

Alessandra Gheri Wed 18 Feb 2015 5:31PM

Io non parlavo di crescita occupazionale, ma di priorità; secondo me è indispensabile far per prima cosa sopravvivere il piccolo e professionale, che è quello che può fare di più d'inverno sul territorio montagnoso dell'entroterra, come tagliare la legna rinnovando il tessuto dei boschi (cedui) o portare le pecore a pascolare liberando i prati dai rovi. Se si occupa anche del territorio guadagnandoci abbastanza per integrare i proventi delle sue attività, sarà il migliore custode della sua terra, secondo me; è comunque un pilastro indispensabile e quello al momento più debole.

FS

Francesco Scriva Thu 19 Feb 2015 3:50PM

Condividendo in pieno i principi enunciati nei vari punti del documento base

1) propongo l’inserimento di alcuni principi già nella parte generale perché rappresentano elementi fondamentali e trasversali alle enunciazioni successive :

➢ Avviare forme obbligatorie di cooperazione istituzionale per una efficace gestione integrata ed associata degli enti pubblici coinvolti (Regione, Città Metropolitana ed enti di area vasta, Unioni dei Comuni e Comuni).

➢ Coinvolgimento attivo di tutti i soggetti operanti sul territorio, dai cittadini, agli operatori sul territorio, agli enti pubblici ed infine ai privati, sviluppando forme di partenariato pubblico-privato-associazioni.

➢ Investire in manutenzione e sicurezza deve essere riconosciuto come «un valore», lo sviluppo sostenibile sarà possibile solo quando la cultura manutentiva, e tutto quel che ne consegue, diventerà un valore condiviso fra tutti i cittadini.
La manutenzione preventiva e programmata del territorio, edilizia, dell’ambiente, ecc. comporta un vantaggio economico di lungo periodo non solo, in quanto costo evitato, ma si associa anche all’idea di prevenzione del danno, di sicurezza, di salvaguardia della salute e dell’ambiente, mentre ancora oggi si pone spesso come obiettivo «minore» tra le scelte strategiche degli enti, l’ultimo ad essere valorizzato perche’ «poco visibile», il primo ad essere sacrificato quando si tratta di ridurre le voci di spesa nei bilanci.
“Non c’è luogo sulla terra, in cui la costruzione o riparazione di fabbricati non richieda l’opera continua di tanti e tanti operai, e ciò per la bella ragione che ogni figlio, con scarso spirito economico lascia a poco a poco andare in rovina ciò che suo padre ha costruito. Ben potrebbe, quasi senza spesa, mantenerlo (…) ma no, è il suo erede che sarà costretto, con gran dispendio, a rifar tutto daccapo” «Utopia» Tommaso Moro, 1516

➢ Programmazione delle risorse europee in maniera integrata tra loro e con le altre risorse pubbliche e private a sostegno di processi duraturi, qualificati e qualificanti, capaci di generare positive modifiche strutturali permanenti nel medio periodo.

2) Evidenzio che al primo punto Governare l’entroterra (coordinare e riordinare le funzioni degli enti di livello intermedio – unioni di comuni e parchi) per l’ennesima volta ci si è dimenticati dell’ente intermedio più grande : la Città Metropolitana ed i cd. Enti di Area Vasta (ex province).
Questa mancanza di conoscenza della situazione normativa (oggettiva, indipendentemente dai giudizi a favore o contro) è stato il principale alleato della campagna di disinformazione e di distruzione dei servizi svolti dalle province sul territorio; auspico che rete a sinistra faccia un salto di qualità su questo aspetto.

3) Evidenzio, pur comprendendo i tempi ristretti e senza nessuna volontà critica ma solo costruttiva, la necessità urgente di superare l’ottima enunciazione di principi per indicare proposte concrete, senza le quali non si potrà fare una reale differenza rispetto agli altri partiti (molti principi sono generali e trasversali ai vari schieramenti)
Faccio un esempio su un punto solo perché più attinente al mio lavoro (lavori pubblici ed in particolare edilizia) : l’enunciazione, che condivido, di “Introdurre norme ed incentivi per l’efficientamento energetico degli edifici e promuovere un forte sviluppo del comparto dell’edilizia, rinnovato e riqualificato, volto al recupero” tocca un settore delicato e complesso che, senza l’indicazione di vere e proprie azioni concrete, rischia di apparire la solita dichiarazione di buoni propositi; senza una vera definizione degli obiettivi, delle risorse finanziare destinate e dei tempi di attuazione le azioni non riusciranno mai a partire in modo efficace.
Ribadisco la necessità, ove possibile, di allegare documenti operativi concreti (traducibili in emendamenti, Leggi Regionali, delibere, ecc.) o con esempi di best practice già attuati.

Per quanto riguarda la mia competenza mi riservo di presentare un documento più dettagliato sui lavori pubblici e l’edilizia, in particolare l’edilizia scolastica.

G

gelsi Fri 20 Feb 2015 7:50AM

Pienamente d'accordo con Alessandra, lo snellimento di normative farraginose e l'accesso al credito troppo laborioso sono alla base delle difficoltà a far si che i giovani intraprendano l'attività agricola rurale.
Ergo, forme di credito più semplici, norme per intraprendere l'attività di allevatore facilitate ed edilizia rurale a servizio dell'attività idem.

IT

Igor Turatti Fri 20 Feb 2015 11:29AM

Io credo che non bisogna indurre la lotta tra piccoli produttori nuovi e vecchi ma bisogna sviluppare politiche parallele per la crescita e il sostentamento dell'agricoltura locale, un agricoltura che produca cibo sano e sostenibile sia incentivando i giovani (e meno) al ritorno alla terra sia aiutando chi c'è già. Non devono essere due discorsi staccati e messi in scala di priorità

AG

Alessandra Gheri Fri 20 Feb 2015 2:11PM

Igor, non penso che bisogna contrapporre gli uni agli altri, anzi, in campagna i giovani hanno sempre tanto da imparare dai vecchi, ma nel concreto secondo me bisogna operare delle scelte. Faccio un esempio: per il comune di Pinco Pallino Ligure ho a disposizione 80.000 Euro per la pulizia dei sentieri e devo decidere fra due agricoltori (non importa di che età) e venti pensionati che si sono ritirati in campagna da quelle parti; se dipendesse da me decidere, stabilirei che i due agricoltori possano scegliere la quantità di lavoro che vogliono accollarsi, fino a un determinato tetto (non so, mettiamo di 12.000 Euro) e che quello che avanza venga spartito fra gli altri che presentano domanda (in base a criteri non troppo arbitrari e magari a rotazione). Altro esempio: a una conferenza sulla prevenzioni delle alluvioni a Palazzo Ducale organizzata da "Gli Amici di Pontecarrega" si è parlato di un ente di Arezzo che doveva assegnare dei fondi per monitoraggio e manutenzione del territorio per prevenire le alluvioni; loro hanno scelto degli agricoltori professionali e hanno assegnato a ciascuno una cifra che se non ricordo male era di 6000 Euro all'anno per la sorveglianza sul territorio più un tot variabile per ogni intervento concreto che si fosse reso necessario; hanno risparmiato molto rispetto a una situazione in cui avessero impiegato operai del comune e probabilmente salvato degli agricoltori che magari senza quel contributo non sarebbero riusciti a sopravvivere. Potevano anche puntare su altre figure (es. operai del comune, studenti, pensionati), ma trovo che la loro scelta sia stata molto saggia. Sono convinta che ci siano molti giovani e meno giovani che sarebbero felici di lavorare in campagna e permettetemi di riportare delle cifre concrete, perché ritengo (visto che si tratta di una realtà che conosco piuttosto bene) che qualche migliaio di Euro all'anno possano fare la differenza. Se costa così poco, perché non dare il via a un circolo virtuoso che potrebbe avere molte ricadute positive e pensare prima di tutto a chi in una campagna abbandonata, in territori in cui non è facile coltivare e allevare come in pianura, ci vuole vivere tutto l'anno e non ha i soldi di una pensione a sostenerlo/a?

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