3. TUTELA DEL TERRITORIO

La Liguria è quella terra in cui l'80% della popolazione vive sul 20% del territorio con un'altissima densità di persone e infrastrutture.
Per contro il 70% del territorio è coperto da boschi invecchiati quando sino al primo dopoguerra erano terrazze coltivate, che oggi franano in un rapido trasporto a valle.
Possiamo sanare questa asimmetria di sviluppo ricollegando i due mondi in una valorizzazione allo stesso tempo specifica e reciproca, vorremmo dire, sostenibile.
L'entroterra è una risorsa fragile che deve essere sostenuta nella sua bellezza, valore primario di una promozione territoriale che guarda ai luoghi ma anche ai prodotti vecchi e nuovi.
La costa, dallo sviluppo maturo e aggrovigliato, deve invece riscoprirsi risorsa nuova, non più vittima della pirateria di suolo.
La Liguria può maturare per sé una visione comune, per rifiorire e trovare una sua dimensione di sostenibilità, capace anche di approfittare delle risorse europee grazie a un quadro strategico e dei progetti.
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Augusto Perseo Tue 17 Feb 2015 2:53PM
Salve a tutti, scrivo da Vado Ligure (SV) per sottolineare come la costruzione della MEGA PIATTAFORMA ad uso della MAERSK danese (con una concessione di utilizzo per 50 anni, una parte del costo dell'opera è a carico dello stato!) è stata imposta contro il volere dei cittadini. Il ricatto del lavoro è stato usato in questi anni per addolcire questa opera che a Vado pochi vogliono. La politica non ha saputo coinvolgere i cittadini e ha creato un duro scontro sul territorio portando alla vittoria nelle precedenti comunali di una lista civica schierata contro la piattaforma. Ma purtroppo tutti i ricorsi hanno fallito, e il comune è stato isolato da provincia e regione, e ora già si iniziano a vedere i primi cassoni di cemento che sorgeranno direttamente davanti al centro abitato.
Per evitare queste imposizioni da parte di politica e imprenditoria (cemento) sarebbe bene prima di tutto coinvolgere i cittadini! Vado non è certo una località turistica, e un porto portacontainer è già presente e attivo. Ogni giorno arrivano navi che scaricano container a "dimensione d'uomo". Purtroppo la presunzione di attirare navi sempre più grandi (EMMA MAERSK) per ridurre i costi è una pazzia tipica di questa società malata e consumistica! La MAERSK si sta facendo costruire un mostro di cemento (223.000 metri quadrati, con una lunghezza di circa 600 metri) privato, darà qualche posto di lavoro (oramai le banchine sono tutte robotizzate) e poi in futuro andrà in qualche altro posto, lasciandosi dietro una ferita per una cittadina già seriamente compromessa per problemi ambientali.
E' quindi bene sottolineare che certi interventi impattanti siano sempre discussi e migliorati (se proprio si devono fare) prima con i cittadini, e poi firmati.
Questa storia è, e spero rimarrà, una logica della vecchia politica. Oggi abbiamo i mezzi per informare i cittadini e condividere con loro le scelte per vivere in un mondo migliore. http://www.amarevado.it/index.html
Giuliano Graziani Tue 17 Feb 2015 6:17PM
Mi collego a quello che dice Giacomo riguardo agli "agricoltori non professionali". Quanto accaduto con l'alluvione del 15 novembre, almeno nel mio territorio dell'alta Valpolcevera, ha reso evidente l'abbandono del territorio. Molte persone con le quali ho parlato mi raccontavano che, bambini, col nonno andavano a pulire gli scoli dell'acqua quando iniziava la pioggia. Cioè l'evento atmosferico, potenzialmente pericoloso, veniva affrontato cercando di limitarne gli effetti negativi. Tutti "i nonni" si comportavano nello stesso modo. Lo stile di vita e' cambiato, la campagna, l'entroterra sono vissuti come liberazione dallo stress urbano e niente più. Per superare questo limite occorrono incentivi, non solo economici, per far tornare a vivere più profondamente il territorio. Quindi sostenere "gli agricoltori non professionali" e quelli professionali, con una politica che freni gli abbandoni e stimoli i ritorni.
Non demonizziamo poi la caccia. Oggi è profondamente cambiata con regole e controlli attenti. I cacciatori rimasti contribuiscono enormemente al controllo ed alla manutenzione del territorio e vanno salvaguardati.
Un altro tema e' quello delle nuove costruzioni, soprattutto nell'entroterra. Gli oneri di urbanizzazione costituiscono un'entrata importante per i comuni che cercano, nei limiti della legge e dei PUC, di non bloccare le costruzioni. Ma proprio i PUC, spesso datati, non tengono conto delle "novità climatiche".
Alessandra Gheri Wed 18 Feb 2015 8:20AM
Attenzione a non invertire le priorità: occorre aiutare gli agricoltori professionali PRIMA e quelli non professionali dopo. Altrimenti succede come al figlio venticinquenne dei miei amici, che è rimasto l'ultimo vero agricoltore della zona e che non riesce a sopravvivere con quel lavoro, perché ad esempio la ben retribuita pulizia dei sentieri gli viene tolta per affidarla a dei pensionati! Se vogliamo che i giovani tornino sul serio in campagna (come lui sta facendo e vorrebbe fare nella sua vita senza dover lavorare ANCHE in città, come il padre), bisogna dare prima a loro la possibilità di viverci in modo dignitoso. Quello che avanza (quasi tutto, visto che di giovani agricoltori ce ne sono molto pochi) andrà poi agli altri.
Bisogna poi ripensare il modo in cui assegnare i finanziamenti che sfavorisce totalmente i più piccoli e poveri. Infatti se voglio accedere a un finanziamento regionale da 10.000 Euro devo presentare il mio progetto da 20.000 Euro per il quale chiedo alla regione il 50%. Il geometra mi costerà già qualche centinaio di Euro, inoltre devo prevedere il mio investimento di 10.000 Euro per la metà che devo coprire io, ma anche farmi prestare gli altri 10.000, perché la regione mi pagherà solo un tempo sconosciuto dopo che gli presento le fatture pagate. Chiaro che il mio concorrente con l'azienda fiorente di medie dimensioni, che concorre con me per i finanziamenti, presenterà un piano da 60.000 Euro (con cui otterrà anche più punti), il centinaio di Euro per il geometra per lui saranno briciole e potrà finanziare il tutto senza dover chiedere prestiti alle banche come me povera tapina. Così i finanziamenti vanno più facilmente a chi non ne avrebbe in realtà bisogno.
Proposta: mettere a disposizione un geometra per i progetti dei più piccoli e far pagare il 50% delle fatture direttamente da parte della regione, in tempi certi, per di più.
Inoltre quando si dà il benestare tecnico sarebbe opportuno confermare anche se ci saranno i finanziamenti oppure no; nella regione Liguria può infatti avvenire che io riceva per il mio progetto il benestare tecnico, senza quello finanziario. A quel punto devo decidere se: 1) attenermi al progetto per me troppo oneroso per sperare di avere il finanziamento o 2) non attenermi al progetto, ma perdere il finanziamento.
giacomo Wed 18 Feb 2015 12:50PM
Ciao Alessandra Gheri, volevo precisare che io stavo parlando in chiave di tutela del territorio e non di tutela del reddito o di crescita occupazionale, per cui forse servono risposte diverse. Non credo che enfatizzando i conflitti giovani contro vecchi, grandi contro piccoli, professionali contro non professionali si ottenga qualcosa. Io volevo porre, anche se non sono molto convincente, il tema del passaggio da un'agricoltura "produttivista" di mercato ad un'agricoltura che tiene conto del valore delle esternalità ambientali positive in termini di territorio, ambiente, "paesaggio", al di là delle logiche del mercato concorrenziale. Se si ragiona in termini di "libero mercato", i piccoli sono spacciati comunque, anche per le iniquità fiscali e burocratiche, ed è inutile anestetizzarli con i contributi, peraltro macchinosi e difficili da esigere, come scrivi tu. Più che altro, qualcuno sa se la partita del PSR verrà chiusa prima delle elezioni o se ci sarà tempo dopo di ritoccare l'impianto delle misure? Oppure l'impianto ormai è quello che era sottoposto alla VAS poche settimane fa?
Alessandra Gheri Wed 18 Feb 2015 5:31PM
Io non parlavo di crescita occupazionale, ma di priorità; secondo me è indispensabile far per prima cosa sopravvivere il piccolo e professionale, che è quello che può fare di più d'inverno sul territorio montagnoso dell'entroterra, come tagliare la legna rinnovando il tessuto dei boschi (cedui) o portare le pecore a pascolare liberando i prati dai rovi. Se si occupa anche del territorio guadagnandoci abbastanza per integrare i proventi delle sue attività, sarà il migliore custode della sua terra, secondo me; è comunque un pilastro indispensabile e quello al momento più debole.

Francesco Scriva Thu 19 Feb 2015 3:50PM
Condividendo in pieno i principi enunciati nei vari punti del documento base
1) propongo l’inserimento di alcuni principi già nella parte generale perché rappresentano elementi fondamentali e trasversali alle enunciazioni successive :
➢ Avviare forme obbligatorie di cooperazione istituzionale per una efficace gestione integrata ed associata degli enti pubblici coinvolti (Regione, Città Metropolitana ed enti di area vasta, Unioni dei Comuni e Comuni).
➢ Coinvolgimento attivo di tutti i soggetti operanti sul territorio, dai cittadini, agli operatori sul territorio, agli enti pubblici ed infine ai privati, sviluppando forme di partenariato pubblico-privato-associazioni.
➢ Investire in manutenzione e sicurezza deve essere riconosciuto come «un valore», lo sviluppo sostenibile sarà possibile solo quando la cultura manutentiva, e tutto quel che ne consegue, diventerà un valore condiviso fra tutti i cittadini.
La manutenzione preventiva e programmata del territorio, edilizia, dell’ambiente, ecc. comporta un vantaggio economico di lungo periodo non solo, in quanto costo evitato, ma si associa anche all’idea di prevenzione del danno, di sicurezza, di salvaguardia della salute e dell’ambiente, mentre ancora oggi si pone spesso come obiettivo «minore» tra le scelte strategiche degli enti, l’ultimo ad essere valorizzato perche’ «poco visibile», il primo ad essere sacrificato quando si tratta di ridurre le voci di spesa nei bilanci.
“Non c’è luogo sulla terra, in cui la costruzione o riparazione di fabbricati non richieda l’opera continua di tanti e tanti operai, e ciò per la bella ragione che ogni figlio, con scarso spirito economico lascia a poco a poco andare in rovina ciò che suo padre ha costruito. Ben potrebbe, quasi senza spesa, mantenerlo (…) ma no, è il suo erede che sarà costretto, con gran dispendio, a rifar tutto daccapo” «Utopia» Tommaso Moro, 1516
➢ Programmazione delle risorse europee in maniera integrata tra loro e con le altre risorse pubbliche e private a sostegno di processi duraturi, qualificati e qualificanti, capaci di generare positive modifiche strutturali permanenti nel medio periodo.
2) Evidenzio che al primo punto Governare l’entroterra (coordinare e riordinare le funzioni degli enti di livello intermedio – unioni di comuni e parchi) per l’ennesima volta ci si è dimenticati dell’ente intermedio più grande : la Città Metropolitana ed i cd. Enti di Area Vasta (ex province).
Questa mancanza di conoscenza della situazione normativa (oggettiva, indipendentemente dai giudizi a favore o contro) è stato il principale alleato della campagna di disinformazione e di distruzione dei servizi svolti dalle province sul territorio; auspico che rete a sinistra faccia un salto di qualità su questo aspetto.
3) Evidenzio, pur comprendendo i tempi ristretti e senza nessuna volontà critica ma solo costruttiva, la necessità urgente di superare l’ottima enunciazione di principi per indicare proposte concrete, senza le quali non si potrà fare una reale differenza rispetto agli altri partiti (molti principi sono generali e trasversali ai vari schieramenti)
Faccio un esempio su un punto solo perché più attinente al mio lavoro (lavori pubblici ed in particolare edilizia) : l’enunciazione, che condivido, di “Introdurre norme ed incentivi per l’efficientamento energetico degli edifici e promuovere un forte sviluppo del comparto dell’edilizia, rinnovato e riqualificato, volto al recupero” tocca un settore delicato e complesso che, senza l’indicazione di vere e proprie azioni concrete, rischia di apparire la solita dichiarazione di buoni propositi; senza una vera definizione degli obiettivi, delle risorse finanziare destinate e dei tempi di attuazione le azioni non riusciranno mai a partire in modo efficace.
Ribadisco la necessità, ove possibile, di allegare documenti operativi concreti (traducibili in emendamenti, Leggi Regionali, delibere, ecc.) o con esempi di best practice già attuati.
Per quanto riguarda la mia competenza mi riservo di presentare un documento più dettagliato sui lavori pubblici e l’edilizia, in particolare l’edilizia scolastica.
gelsi Fri 20 Feb 2015 7:50AM
Pienamente d'accordo con Alessandra, lo snellimento di normative farraginose e l'accesso al credito troppo laborioso sono alla base delle difficoltà a far si che i giovani intraprendano l'attività agricola rurale.
Ergo, forme di credito più semplici, norme per intraprendere l'attività di allevatore facilitate ed edilizia rurale a servizio dell'attività idem.
Igor Turatti Fri 20 Feb 2015 11:29AM
Io credo che non bisogna indurre la lotta tra piccoli produttori nuovi e vecchi ma bisogna sviluppare politiche parallele per la crescita e il sostentamento dell'agricoltura locale, un agricoltura che produca cibo sano e sostenibile sia incentivando i giovani (e meno) al ritorno alla terra sia aiutando chi c'è già. Non devono essere due discorsi staccati e messi in scala di priorità
Alessandra Gheri Fri 20 Feb 2015 2:11PM
Igor, non penso che bisogna contrapporre gli uni agli altri, anzi, in campagna i giovani hanno sempre tanto da imparare dai vecchi, ma nel concreto secondo me bisogna operare delle scelte. Faccio un esempio: per il comune di Pinco Pallino Ligure ho a disposizione 80.000 Euro per la pulizia dei sentieri e devo decidere fra due agricoltori (non importa di che età) e venti pensionati che si sono ritirati in campagna da quelle parti; se dipendesse da me decidere, stabilirei che i due agricoltori possano scegliere la quantità di lavoro che vogliono accollarsi, fino a un determinato tetto (non so, mettiamo di 12.000 Euro) e che quello che avanza venga spartito fra gli altri che presentano domanda (in base a criteri non troppo arbitrari e magari a rotazione). Altro esempio: a una conferenza sulla prevenzioni delle alluvioni a Palazzo Ducale organizzata da "Gli Amici di Pontecarrega" si è parlato di un ente di Arezzo che doveva assegnare dei fondi per monitoraggio e manutenzione del territorio per prevenire le alluvioni; loro hanno scelto degli agricoltori professionali e hanno assegnato a ciascuno una cifra che se non ricordo male era di 6000 Euro all'anno per la sorveglianza sul territorio più un tot variabile per ogni intervento concreto che si fosse reso necessario; hanno risparmiato molto rispetto a una situazione in cui avessero impiegato operai del comune e probabilmente salvato degli agricoltori che magari senza quel contributo non sarebbero riusciti a sopravvivere. Potevano anche puntare su altre figure (es. operai del comune, studenti, pensionati), ma trovo che la loro scelta sia stata molto saggia. Sono convinta che ci siano molti giovani e meno giovani che sarebbero felici di lavorare in campagna e permettetemi di riportare delle cifre concrete, perché ritengo (visto che si tratta di una realtà che conosco piuttosto bene) che qualche migliaio di Euro all'anno possano fare la differenza. Se costa così poco, perché non dare il via a un circolo virtuoso che potrebbe avere molte ricadute positive e pensare prima di tutto a chi in una campagna abbandonata, in territori in cui non è facile coltivare e allevare come in pianura, ci vuole vivere tutto l'anno e non ha i soldi di una pensione a sostenerlo/a?
Girani Alberto Fri 20 Feb 2015 2:11PM
Premetto che ho difficoltà ad intervenire con le modalità che si stanno affermando nello sviluppo del dibattito, comunque provo a scrivere due riflessioni. La migliore tutela di un territorio è la sua pianificazione ragionata e condivisa e il suo uso coerente con il progetto collettivo di sviluppo regionale. (in questo vedi quanto scritto dalla Minetti).
Il modello di sviluppo regionale, non può prescindere da alcune criticità del bilancio economico regionale, relativamente al quale vorrei portare l'attenzione su due voci:
1) turismo - voce alla quale mancano in entrata quasi completamente le quote di due tipologie di turismo in crescita al livello internazionale: quello "verde" (non mi addentro su differenze tra ecoturismo, turismo sostenibile, turismo ambientale ecc) e quello religioso, mentre in uscite sono quasi assenti le quote di investimento;
2) assetto idrogeologico; dove sono chiarissime a tutti le voci relative alle spese necessarie a "leccarsi le ferite", dopo le alluvioni, mentre vengono oggi ricercate i fondi per le grandi opere in cemento. Rimanendo assenti le parti legate allo studio e realizzazione della cosiddetta fase due dei Piani di Bacino: ovvero cosa fare nel bacino.
Infine vorrei fare una riflessione sui soggetti istituzionali superstiti che rimangono sul territorio e possono consentire pianificazioni condivise seguite da azioni che consentono uno sviluppo locale sostenibile. E' necessario che i parchi, per le eccellenze ambientali, e i costituendi consorzi dei comuni siano messi in grado di sviluppare e custodire le economie locali.
Carla Nattero Fri 20 Feb 2015 4:38PM
Non riesco a dire la mia in rapporto al dibattito che si sta sviluppando, mi limiterò ad alcune considerazioni forse un pò staccate dal resto. In primo luogo penso anch'io che le dichiarazioni di principio devono essere accompagnate sempre da proposte concrete, perchè altrimenti si rischia la retorica e il finto accordo. In particolare per me è centrale affrontare la normativa urbanistica mettendo un punto fermo alla deregulation in questo settore. In generale vuol dire aumentare il ruolo di controllo degli enti locali, mettere un limite alle varianti, aumentare le distanze, proteggere rigorosamente la costa. Da questo punto di vista vanno presi in considerazione gli emendamenti presentati da Benzi alla legge urbanistica regionale. Sulle cubature va detto: zero consumo di suolo, zero cubature per nuove costruzioni. Anche sulla risistemazione del costruito va fatta attenzione, ricordo che la Liguria ha una legge di innalzamento dei sottotetti che è una delle più permissive di Italia. Le proposte di Cofferati nelle primarie sulle distanze da rispettare nelle zone comprese nei piani di bacino e sulla necessità di non edificare fino a un chilometro dalla costa vanno riprese. Quindi propongo che nel programma ci sia un punto intitolato: Nuova legge urbanistica, corredato da quattro o cinque linee di indirizzo. Con lo stesso criterio e seguendo le stesse linee guida va proposta un nuovo piano dei porti turistici, nonchè la revisione del piano della costa.
Marina Caprioni Tue 24 Feb 2015 11:15AM
visto che il gruppo RIFIUTI non si è ancora avviato, scrivo in questo che mi sembra il più attinente. Il gruppo GRC (LEGGE RIFIUTI ZERO) aveva inoltrato nell'aprile 2014 delle osservazioni sul PIANO REGIONALE DEI RIFIUTI (allegato) ora che il Nuovo Piano (peggiorativo) sta per diventare attuativo a chiesto un' audizione e sta mettendo su un gruppo di lavoro con controproposte. Io faccio parte da tempo di questo gruppo e ho raccolto le firme per la proposta di legge (lo sa anche Renata carissima) Ora chiedo se qualcuno di voi interessessato e più esperto di me potesse partecipare al nuovo gruppo di lavoro che si sta creando . Il gruppo CRC lavora con Google e la responsabile è Renata Vela, si riuniscono anche fisicamente nelle zone di Genova e Savona, ma non da noi a La Spezia. Chiedo comunque di tenersi aggiornati sul loro lavoro e organizzare magari un confronto informativo.

Rete a Sinistra Wed 25 Feb 2015 10:57PM
@marinacaprioni il gruppo sul tema "rifiuti" lo abbiamo aperto oggi. ;)
Carla Nattero Thu 26 Feb 2015 10:48PM
Passo brevemente a proporre uno o due riflessioni relative all'entroterra. In primo luogo è sicuramente giusto permettere e valorizzare attività turistiche e agroalimentari legate al territorio. La ristrutturazione dell'esistente però deve essere rispettosa del territorio e dei suoi equilibri. Troppi condomini abbiamo visto nelle zone sciistiche, troppe ville hanno avuto l'autorizzazione edilizia in quanto case agricole.In particolare va rilanciata e praticata coerentemente la politica dei parchi. Il Parco delle Alpi Marittime, quello che conosco io,ha prodotto effetti benefici sull'economia dei paesi interessati ma il risultato è minimo in relazione a quel che potrebbe essere. Va estesa l'area del parco e soprattutto deve essere continua e non, come ora, a macchia di leopardo.
Vanno curati molto di più sentieri e segnaletica, anche se qualcosa è stato fatto.Va estesa la rete dei rifugi. Se riuscissimo a non essere esitanti, a vincere le resistenze,già in parte superate, dei residenti si potrebbe fare in modo che il parco delle Alpi Marittime si ponga in diretta continuità con il Parco del Mercantour. Ne verrebbe un'area faunistica, botanica e culturale di livello europeo. Una grande attrattiva turistica,sportiva, culturale per la nostra regione.

Giovanni Carrosio Thu 26 Mar 2015 10:16AM
In Liguria sta entrando nella fase di attuazione la Strategia Nazionale Aree Interne (coordinata a livello nazionale da Fabrizio Barca), che tra i propri assi strategici ha proprio la tutela attiva del territorio. Ad oggi quattro aree liguri partecipano alla strategia: valle Arroscia, Antola-Tigullio, Beigua-Sol e Val di Vara. Queste quattro aree stanno sperimentando un metodo di lavoro innovativo e potrebbero diventare luoghi di apprendimento per tutta la regione. Le innovazioni che stiamo sperimentando in queste aree riguardano sia le modalità di spesa dei fondi comunitari, che le modalità di spesa dei fondi ordinari. Uno degli elementi innovativi (non è questo il luogo per elencarli tutti) è la co-progettazione che avviene in un sistema di governance realmente multi-livello: territorio, regione e comitato nazionale aree interne (struttura interministeriale). Attraverso questa interazione tra più livelli si producono delle strategie d'area, che nascono dal coinvolgimento degli attori rilevanti e innovativi che operano sui territori e dalla loro interazione. Gli attori rilevanti (imprese, associazioni, giovani innovatori, amministratori) dialogano tra loro e con i tecnici regionali e ministeriali per definire al meglio le proprie progettualità. La programmazione della spesa viene perciò fatta attraverso un processo collettivo, partendo dalle esperienze reali e dalle progettualità esistenti sul campo (che hanno volti e pratiche) e attraverso delle strategie di area. Non più finanziamenti a pioggia a singole amministrazioni, associazioni, imprese, ma finanziamenti a strategie collettive, dove i progetti da singoli diventano integrati. Questo modo di operare viene spesso ostacolato dalla politica regionale: fino ad oggi i fondi comunitari sono serviti per fare campagna elettorale o per gestire il consenso post-elettorale. La spesa attraverso strategie d'area definite dagli attori rilevanti che operano sui territori scardina i meccanismi clientelari. La mia proposta è perciò di estendere a tutta la programmazione comunitaria la metodologia della Strategia Aree Interne, in modo tale che non rimanga confinata soltanto nelle aree individuate come sperimentali.
Alessandro Tanzini Mon 30 Mar 2015 12:59PM
Ciao a tutti,
ho letto con interesse gli interventi di tutti e vedo che idee che da un po' mi frullavano nella testa non erano così lontane dal mondo come la gente intorno a me a volte mi faceva pensare. In questi mesi mi sono confrontato con altre persone e ho buttato giù un po' di idee che piano piano sono diventate un programma vero e proprio e che vorrei proporre, Indiscutibilmente integrabile con quando già proposto da tutti voi.
Alessandro Tanzini Mon 30 Mar 2015 1:00PM
dimenticavo l'allegato opss...colpa dei turni al lavoro...
Stefano C. Sat 18 Apr 2015 10:57AM
Io intervengo dicendo che occorre un po' di equilibrio nel discorso dello sviluppo, soprattutto per quanto riguarda l'elemento delle costruzioni e delle infrastrutture. Attualmente abbiamo una fotografia del nostro territorio che va gradualmente modificata: tutti assembrati intorno alla costa, entroterra semi disabitato. La proposta (fatta dai miei compagni di Sel) sul 0 consumo di suolo a me appare troppo rigida e non risponde alle attuali esigenze del territorio: dobbiamo cercare di diradare la costa (e le città, soprattutto Genova, praticamente priva di spazi verdi e di aggregazione) a favore di un graduale ripopolamento dell'entroterra. Ecco quindi che la proposta consumo 0 non può ridursi allo slogan "costruire sul costruito" e basta, perché ci possono essere casi in cui è più opportuno liberare dal costruito (penso a quei quartieri, tipo via ferreggiano, dove ci sono palazzi costruiti dove non dovrebbe esserci nulla o parti di caruggi non vincolate che necessitano di spazi aperti come il ghetto) e zone dell'entroterra dove se, qualcuno volesse insediarsi e magari attivare anche un'attività agricola o agrituristica, necessiti di vincoli un po' meno stringenti che riattare semplicemente un vecchio fienile o un rudere. Insomma, come tutte le leggi, vedo più utile un approccio che sappia dare orientamenti costituitivi importanti ma che poi mantenga un minimo di flessibilità sulla loro applicazione. Perché poi, volendo dire le cose come stanno, alla fine chi ha deturpato questa regione non sono mai stati i privati che volevano costruire o ristrutturare una cascina, bensì i grandi gruppi immobiliari (coopsette in primis) che hanno fatto grandi speculazioni edilizie sulla scorta di amministrazioni conniventi.
Adele paggiola Bertocchi Tue 21 Apr 2015 5:47AM
Condivido in pieno le proposte di Roberto. La maggior parte degli argomenti sono già regolamentati da leggi regionali. Gli scarsi finanziamenti e la farraginosa macchina amministrativa spesso impediscono l'applicazione delle stesse. Vi però una scarsa comunicazione per tutto ciò che è agricoltura ed entroterra e questo lo trovo assolutamente prioritario.
Marina Dondero Tue 21 Apr 2015 10:13AM
agricoltura/territorio:
ricordo che la regione ha varato due leggi importanti che sostanzialmente condivido: quella sulla Banca della Terra e quella sull'agricoltura sociale. Per entrambe è necessario che la regione ne sia realmente promotrice altrimenti rimangono lettera morta.
Roberto · Tue 17 Feb 2015 9:10AM
Salve, vorrei fare alcune considerazioni sul documento.
L'abbandono dell'entroterra è dovuto anche alla difficolta di poter percepire un reddito dignitoso.
Questo ha cancellato il ricambio generazionale e favorito un successivo abbandono .
Fatta questa piccola premessa , ritengo che uno sviluppo , anche in chiave economico reddituale , dell'entroterra
sia ad oggi la strada da seguire ,per invertire la curva di degrado , che , al momento sembra inarrestabile ,
favorire la nascita di imprese agricole , zootecniche , e perché no faunistico venatorie ( per contenere , anche ,
l'ormai inarrestabile proliferazione di selvatici infestanti , e distruttivi), potrebbe invertire
la tendenza allo spopolamento dell'interno , creando dei presidi interessati alla manutenzione , sviluppo e
valorizzazione di aree che , ad oggi versano in stato di totale incuria.
La parcellizzazione delle aree private si può superare con la consociazione tra proprietari , per le aree ,
invece ,demaniali , si può pensare ad un affidamento a cooperative agricole , che potrebbero essere volano
economico per gli stessi piccoli comuni , oltre che per i giovani residenti ,non si può continuare ad affidare la
piccola economia di sopravvivenza alla stagionalità.
Per quanto riguarda la biodiversità , bisognerebbe tirare le somme , su quel laboratorio eccellente che è stata
negli anni passati,
la Val Graveglia nel levante , e tirare le conclusioni del caso , anche se personalmente ritengo che
le particolarita possano andare economicamente inconto alle piccole realtà pittusto che alle medie aziende agricole. .
Il recupero di boschi , pascoli , terreni agricoli , deve passare attraverso alla creazione di un filiera
che alla fine dia anche un ritorno economico , all'economia montana tutta.
Riguardo alla costa , sui terreni percorsi dal fuoco andrebbe ripensata una certa riforestazione fatta di essenze
che possano convivere
con l'attuale macchia mediterranea e possano servire da rallentatore ,mi riferico al fatto che piuttosto che
lasciare che ricrescano pinete , un rimboschimento fatto di lecci roveri e sugheri ostacolerebbe l'azione
del fuoco e renderebbe meno vulnerabile il suolo.
Sui porti-condominio c'è poco da fare , ove sono pubblici , magari , in altri casi non vedo come sia possibile
intervenire , almeno cerchiamo di non dimenticarci che comunque , se la ricaduta sul territorio è pressoche nulla ,
vi è un indotto che , poco o tanto che sia , crea occupazione .
Non ho visto , scusate se sbaglio ,alcun riferimento al settore della pesca professionale ,anche questo ritengo
sia territorio , e questa la ritengo un grossa lacuna.
La manutenzione dell' entroterra , ha ricadute anche ambientali .
Negli anni passati si sono fatti,ritengo, troppi errori , anche di ingenieria idraulica , dimenticandoci che i fiumi sono
auto regimanti , e non autostrade in cui far correre quantita idriche rilevati a velocita impressionati, bisognerebbe
, intanto ,rimuovere quella quantita impressionante di materiale alluvionale ,
che tuttora si trova lungo gli alvei dei torrenti maggiori , ricavando materiale per il ripascimento della costa ,
che , a seguito degli ultimi eventi meteo marini , versa in condizioni pietose , e dove è venuta a mancare l'azione
di autoripascimento naturale.
E regimare a monte , quando l'acqua raggiunge la foce ormai è tardi , ricordiamoci anche di non snaturare i corsi d'acqua.
Il ricorso a fondi e pogetti finaziati dall'Europa può andar bene a lungo termine ,
la nostra Regione però ha bisogno di interventi subito.
Lo sviluppo del territorio , soprattutto dell'entroterra , passa anche attaverso ad un miglioramento
dell'accessibilita viaria , e qui credo non ci sia bisogno di esempi.
E sullo sviluppo delle attivita produttive di costa ed entroterra , va chiarito anzitutto l'equivoco se vogliamo o no quelle
infrastruttre necessarie , ormai a mio parere indispensabili , per rompere l'iolamento in cui ci siamo cacciati negli ultimi 20 anni.
Cordiali saluti, ho scritto di getto e prego di perdonare eventuali errori.
In ultimo , ho notato l'uso di alcuni termini inglesi , certo sono più o meno di uso corrente oggigiorno, ma per una migliore
comprensione da parte di tutti , anche della casalinga di Voghera ,pur se non votante nella nostra regione ,
sarebbe bello se trovassimo dei termini in lingua Italiana , sicuramente più comprensibili anche come concetto
oltre che come significato.