Loomio
Tue 19 May 2015 7:30AM

Cultura

RAS Rete a Sinistra Public Seen by 104

Le nostre proposta per la cultura.

RLC

Roberto Lo Crasto Tue 19 May 2015 2:47PM

  1. Secondo l’analisi ISTAT del 2012, La Liguria è la regione italiana con la più alta densità di beni culturali, architettonici e paesaggistici: 121 unità per 100 km2. Sebbene si tratti di un dato relativo (poiché commisurato all’estensione geografica della regione), è comunque sorprendente rispetto al dato medio nazionale (33,3 unità). In pratica, a ogni chilometro quadrato del territorio regionale corrisponde più di un valore culturale. Tutto questo – complessivamente - può trasformarsi in un grande vantaggio competitivo che ingeneri effetti moltiplicatori per la vita della regione.

  2. E proprio qui sta il primo, grande paradosso. Perché viceversa, a fronte di una tale risorsa (sintomo di ecosistema favorevole), in Liguria il livello occupazionale nell’ambito dei settori culturali e creativi supera di poco la metà della media nazionale: il territorio regionale si attesta su 174 punti, contro una media 329 punti a livello italiano. Si tratta di un divario enorme. Questo dato suggerisce che il progresso del settore sia fortemente dominato da scelte circoscritte e polarizzato su poche risorse territoriali.

  3. Questa tendenza provoca almeno tre conseguenze:

a. La Liguria si trova al penultimo posto nel Nord Italia per quanto riguarda tutti gli indicatori economici/occupazionali delle industrie culturali e creative, rappresentando il 3,3% dell’economia regionale e il 4,2% dell’occupazione secondo dati Unioncamere.

b. La mancanza di una politica sistematica di settore fa presagire che in questa Regione fra 10 anni potrebbero non esserci più professionisti culturali idonei a dialogare sia con le istituzioni sia col mondo delle imprese. Ed è opinione diffusa che senza una politica di promozione e sviluppo dei nuovi talenti professionali locali, in grado anche di raccogliere l’eredità di quanto realizzato negli ultimi 25 anni, sia l’infrastruttura istituzionale sia il tessuto socio/culturale potrebbero andare incontro a una irrimediabile desertificazione.

c. Di conseguenza, la Liguria vedrà ridurre sempre più il suo peso sullo scenario geopolitico nazionale, ma soprattutto, europeo. Già oggi, sempre secondo Unioncamere, nessuna delle province Liguri figura nella top ten delle province italiane per ruolo delle industrie culturali e creative nel sistema economico locale. Sono sintomi eloquenti di una condizione che va cambiata.

  1. Sul tema dell’Europa bisogna insistere, poiché è quello lo scenario di qualsiasi iniziativa politica ed economica cui oggi bisogna guardare: altrimenti cadiamo in logiche provinciali, sterili e autoreferenziali. E allora dobbiamo dire, anzi riconoscere, che quello delle industrie culturali e creative sta diventando un settore traino dell’economia continentale. Tanto è vero che dal 2006 a oggi la Comunità Europea ha approntato molteplici politiche e programmi a suo sostegno: si tratta di un cambio di paradigma strutturale. È un segnale che in generale non abbiamo ancora colto.

  2. Rispetto a ciò la Regione sconta un ritardo, registrando una posizione in controtendenza rispetto ai dati che ci arrivano dal nostro territorio. Nonostante tutto, infatti, ci sarebbero le energie per fare il salto di qualità. Tuttavia, siamo di fronte a un esercito di invisibili: oltre 11.500 soggetti produttivi fra piccole imprese, micro realtà, imprese individuali, che restano ai margini delle politiche istituzionali. Soggetti che spesso, al contrario, sono capaci di affacciarsi sui mercati globali con prodotti e servizi di alto profilo; soltanto con le proprie forze. Sono le energie nuove generate dalla nostra terra: compito della Regione è valorizzarle, finalmente, e dar loro la possibilità di moltiplicarsi.

Ecco alcune proposte.
1. Rivedere la Legge sui distretti produttivi, iniziando a ragionare sul fatto che anche la Liguria meriti un Distretto delle Industrie Culturali e Creative; al pari di quanto avvenuto in molte altre regioni italiane. Questo settore, che ha anche dimostrato dinamiche anticicliche rispetto alla crisi economica, ha diritto di essere legittimato e riconosciuto come elemento di forza nel tessuto produttivo regionale.

  1. Rivedere la cosiddetta Strategia di Specializzazione Intelligente (Smart Specialisation Strategy), che è uno strumento di negoziazione con cui la Regione accede ai Fondi Strutturali Europei, in modo che questa punti anche su un asse nuovo, costituito appunto da un grande sistema in cui creatività, cultura e turismo si rafforzino reciprocamente. Anche in questo caso altre regioni hanno fatto da apripista, con ottimi risultati. Perché il futuro della Regione ha bisogno di un nuovo orizzonte, più affine all’identità del territorio.

  2. E parliamo ancora di Europa: i progetti locali che concorrono ai bandi dei programmi europei devono rispondere a indirizzi basati sulle identità del territorio e sui valori che esso esprime. Quindi è necessario avviare una pianificazione strategica concertata anche con il tessuto socioculturale della regione: una vera e propria Mappa comunitaria disegnata da chi vive e lavora per la cultura di questa regione.

  3. Di conseguenza, bisogna ridare il primato alla produzione culturale sulla circuitazione culturale: è indispensabile nutrire e far maturare una nuova generazione di stakeholders (e professioni correlate) in ogni ambito culturale, fornendo veri strumenti di crescita e confronto internazionale. Occorre favorire il pluralismo e il turnover generazionale; e premiare il talento.

  4. la legislazione attualmente vigente (L.r. 33 e 34/2006) rappresenta un dispositivo da aggiornare: occorre che tutta la cultura sia adeguatamente rappresentata. Non esistono più, soltanto, i Beni Culturali e lo spettacolo genericamente inteso: esistono le industrie culturali e creative, ma anche tutti quei fenomeni multimediali e crossmediali che ogni giorno vediamo fiorire attorno a noi e che ci restituiscono il senso della contemporaneità.

PM

Pietro Mensi Tue 26 May 2015 9:26AM

5) Investimenti in cultura e istruzione
Nel corso di queste settimane mi sono adoperato per ottenere un confronto con teatri, operatori della cultura, associazioni culturali e giovani interessati al tema.
Dagli incontri sono emerse queste 4 proposte.

a) EVIDENZA PUBBLICA DEI FINANZIAMENTI ALLA CULTURA
E' sempre più impellente la necessità di decifrare gli investimenti, sia nel loro aspetto quantitativo (quanti danari vengono spesi) sia nell'aspetto qualitativo (dove vengono spesi i danari). Per poter valutare le politiche sulla cultura, gli indirizzi e le pianificazioni di lungo periodo, per poter partecipare realmente alle decisioni e quindi essere protagonisti dei processi di sviluppo culturale, i principali attori del settore hanno bisogno di avere accesso a queste informazioni. Comunità significa gestione condivisa delle risorse e questo può avvenire solo se si supera il sistema consociativo del passato. La politica ha troppo spesso usato la cultura come camera di decompressione: se ci sono avanzi di bilancio si destinano al settore altrimenti se c’è qualche ammanco si applicano tagli trasversali. In compenso i fondi vengono stanziati solo per alcuni applicando quindi la tecnica del Dividi et impera e costringendo quindi la comunità al conflitto e alla competizione interna per ottenere gli avanzi da questo o quel politico di turno.
Per rompere con il passato è prioritario garantire massima trasparenza.
Report semestrali fatti da un ente terzo e qualificato che valuti l’insieme di tutti i finanziamenti pubblici sul territorio ( Stato, Regioni, città metropolitane, comuni) e che valuti anche la misura dei finanziamenti privati al settore.

b) CERTEZZA DEL BUDGET
Chiunque si sia occupato di cultura conosce le difficoltà di pianificare la stagione iniziando con una cifra stanziata o promessa e trovandosi in corso d’opera a metà dell’anno o in chiusura di bilancio senza quelle cifre.
Un passo importante quindi è vincolare il finanziamento investito impedendo che questo sia ritrattato fino alla fine dell’anno.

c) APP AGGREGATORE DI EVENTI CULTURALI:
La cultura ha bisogno di promozione e di marketing perché possa raggiungere un pubblico più ampio. Il costo stimato è di almeno 40 mila euro l’anno.
Un proposta molto concreta per arrivare al turismo: una applicazione per smartphone e tablet che fornisca i seguenti servizi.
Aggregazione di eventi su tutto il territorio ligure;
Integrazione di tutti i sistemi di biglietteria dei teatri liguri;
Testi teatrali tradotti in inglese;
Piattaforma Corwdfounding per sostenere la produzione di piccole associazioni culturali;
Geo-referenziazione degli eventi culturali
Questo strumento se diffuso e pubblicizzato consentirebbe di mettere in contatto i turisti con tutti gli eventi culturali del territorio.

d) VIA L’IRAP DAI FINANZIAMENTI PRIVATI USATI PER FARE MARKETING ATTRAVERSO LA CULTURA.
Bisogna rilanciare il mecenatismo: i finanziamenti privati, fin ad oggi decisamente ridotti, possono essere incentivati attraverso una defiscalizzazione che contribuirebbe allo sviluppo integrale della Regione. Togliere l’irap sugli investimenti privati che vengono usate per promuovere l’immagine di aziende attraverso la cultura è il primo passo.

AC

Anna Capurro Tue 26 May 2015 11:44AM

Per quanto riguarda la città di Genova, una delle più belle d'Italia in fatto di bellezze artistiche e architettura,sarebbe auspicabile creare nuove associazioni culturali per musica e teatro alle quali i giovani e non possono avere la possibilità di accedere a varie iniziative atte a promuovere il rispetto e l'amore per la cultura.
La situazione del nostro teatro Carlo Felice é sempre precaria e occorre avere molti più fondi a disposizione per incentivare spettacoli come il musical e concerti con la partecipazione di grandi personaggi del mondo dello spettacolo.
Anche il teatro deve essere rivalutato in fatto di budget e bisogna avere la possibilità di creare anche scuole per artisti di strada come già si fa nelle altre città Europee.
Genova é un contenitore culturale enorme ma non abbastanza valutato, bisogna lavorare sulla sua importanza storica.